Piano per la salute e il benessere: la condivisione necessita di percorsi partecipati, non basta enunciarla
Leggiamo, dal comunicato del Comune di Ferrara relativo al piano attuativo per la salute e per il benessere sociale del Distretto centro-nord, che le azioni che danno forma al Piano Attuativo sarebbero il “frutto di un lavoro sinergico e condiviso fra le istituzioni, le organizzazioni sindacali e il Forum del Terzo Settore”. Fatichiamo a ritrovarci nelle parole utilizzate dall’Assessora, e nell’evocato lavoro di squadra, quando rimangono ancora senza risposte le osservazioni e le richieste di approfondimento seguite all’unico incontro svoltosi in materia, formulate dopo aver ricevuto la relativa documentazione.
Ci riferiamo, a titolo esemplificativo, alla richiesta di una restituzione di quanto realizzato o non realizzato del piano 2021, considerato gli importanti residui relativi alle azioni del settore servizi alla persona del comune di Ferrara. Pensiamo richiedano un approfondimento un residuo complessivo di 434.670 euro ed il fatto che la quasi totalità dei progetti che si pongono in continuità con il 2021 presentino dei residui pari all’intero valore del finanziamento 2021. Mera questione contabile di imputazione ad anni diversi o non ci sono state le condizioni per realizzare delle attività?
Così come abbiamo chiesto di approfondire le fonti di finanziamento di alcune azioni, e la situazione del distretto in tema di povertà, anche attraverso i dati relativi agli interventi di contrasto alla povertà svolti nel 2021, sia dal servizio sociale territoriale sia dal terzo settore.
Abbiamo ribadito la necessità di tendere sempre di più a dedicare le risorse alle attività ed ai servizi piuttosto che al sostenimento di spese del personale, chiedendo in tal senso di capire esattamente in cosa si traducono alcuni finanziamenti.
Abbiamo espresso, per il secondo anno consecutivo, la non condivisione della previsione della sostituzione dei “casi di astensione obbligatoria delle assistenti sociali” quale azione dei piani di zona, trattandosi di ordinaria organizzazione del lavoro che riteniamo vada finanziata dal bilancio degli enti. In tema di inclusione abbiamo rilevato come, contrariamente a quanto previsto dal Piano socio-sanitario regionale, non ci siano azioni volte alla sistematizzazione della rete degli sportelli specialistici ed informativi rivolti alla cittadinanza straniera (non solo richiedenti asilo), essendo l’unico distretto a non presentare sportelli specifici (è’ noto che il SSUI ha assorbito solo in parte le attività in precedenza svolte dal CSII, che nel 2019 aveva avuto 33.746 contatti).
E ancora abbiamo avanzato richieste di confronto e osservazioni rispetto al Tavolo Salute donna (mai convocato dal 2019), politiche per integrare il lavoro domestico nella rete dei servizi, necessità di una forte governance rispetto alla individuazione dei bisogni e alla definizione politica della visione complessiva, delle priorità e delle linee di indirizzo a fronte di un incremento rilevante di risorse dedicate al terzo settore.
Nessuna di questa e di altre osservazioni ha prodotto un riscontro, e qui sta il punto. Partecipazione e condivisione esistono se esiste un processo partecipativo sostanziale, non formale, che va ripreso. L’esperienza di altri distretti ci dice che è una strada non solo percorribile, ma anche necessaria, ancor di più alla luce del periodo caratterizzato da un grande aumento dei bisogni e da un peggioramento significativo della condizione sociale della cittadinanza.
CGIL CISL UIL Ferrara
Francesca Battista Bruna Barberis Massimo Zanirato