Tutti contro Zagatti, tutti contro la CGIL. Quanto onore, ma anche quanto disonestà intellettuale o quanti interessi differenti e, purtroppo, contrapposti sotto il cielo.
Penso dovrebbe essere noto, e lo è sicuramente, a tutti i soggetti che si esercitano nella rappresentanza associativa o politica, l’allarme lanciato dall’ INAIL sull’utilizzo dei voucher per coprire e nascondere il lavoro nero. Dal 2012 gli infortuni nel primo giorno di lavoro (casualmente?) segnano un incremento di oltre il 400%. Ma, sembrerebbe che per molti presidenti, direttori, segretari questa è demagogia. Per la CGIL è realtà, ottocentesca in termini di civiltà, ma realtà.
L’indicatore ISTAT che misura il tasso di irregolarità degli occupati è in crescita dal 2010. Nel 2014, ultimo anno censito da ISTAT, ha raggiunto quota 13.3% apice dell’ultimo decennio; guarda caso è anche l’anno nel quale l’utilizzo dei voucher decolla (quasi 70 milioni di ticket acquistati), dopo gli interventi di liberalizzazione compiuti nel 2012 e 2013.
L’ IRES (soggetto che qualcuno definirà di parte ma la cui autorevolezza è riconosciuta da tutti) nella sua ultima ricerca, fa notare come in molti casi i voucher servono proprio a nascondere il lavoro nero e particolarmente a questo è dovuto l’aumento del loro impiego. Qualche emersione si è magari verificata, sopratutto nel lavoro domestico, ma man mano che le dimensioni aziendali del datore di lavoro aumentano, spesso succede l’opposto.
Anzi, non si tratta nemmeno di demagogia per chi la pensa diversamente da noi, ne siamo certi: si tratta di ben chiari interessi. Emblematica la dichiarazione del direttore di ASCOM il quale sottolinea a tutti che senza i voucher i lavoratori “costano il 40% in più” così anticipando una scelta di campo netta che non riguarda la flessibilità (sono decine le forme contrattuali che possono essere utilizzate per dare una risposta di flessibilità) ma la scelta di scaricare quei costi sui lavoratori.
Deve essere chiaro che il voucher cancella tout court ferie, 13° e 14° mensilità, permessi , maggiorazioni per lavoro festivo, notturno, straordinario, TFR, malattia, ecc. In una società occidentale, come vogliamo chiamare un lavoratore senza nessuno di questi istituti? Il termine “schiavo” voleva in qualche modo irritare, provocare reazioni ma è altrettanto vero che i difensori dell’uso indiscriminato del voucher non brillano per visioni progressiste volte alla ricerca dell’equità sociale. Legittimo, ma la CGIL ritiene che in una società civile non si debba sostituire il lavoro contrattualizzato con lo sfruttamento, perché questo si tratta.
Sulle generalizzazioni possiamo rassicurare tutti gli interlocutori che non fanno parte della cultura della CGIL. L’aumento del lavoro nero è proporzionale al numero degli imprenditori disonesti che truffano lo Stato e gli stessi lavoratori. Gli imprenditori disonesti sono tutti quelli che utilizzano i voucher per coprire il lavoro nero. Gli imprenditori disonesti sono tutti quelli che hanno presentano il ticket solo il giorno dell’infortunio del lavoratore. O qualcuno la vede diversamente? Sono invece imprenditori onesti, ma opportunisti, quelli che usano i voucher regolarmente mentre avrebbero a disposizione altri strumenti contrattuali idonei a dare una risposta all’esigenza di flessibilità ma che per semplici ragioni economiche decidono di non riconoscere malattia, ferie, tfr e tredicesima al lavoratore a “gettone”.
Disonesti intellettualmente sono anche tutti quelli che attribuiscono alla CGIL un vuoto normativo o la volontà di “buttare tutto”. Disonesto intellettualmente è chi attribuisce alla CGIL la posizione di demonizzazione dei voucher omettendo la proposta.
Nella confusione voluta e alimentata per forti interessi economici chiariamo che abbiamo voluto i referendum ma altri hanno pensato di risolvere con il decreto (strano Paese che si sceglie il nemico che gli fa più comodo!). I referendum sono in piedi fino alla promulgazione della legge. I referendum sono a sostegno della Carta dei diritti, la nostra proposta di legge di iniziativa popolare che definisce i campi di applicazione del lavoro subordinato occasionale. Perciò nessuno provi a farci a farci passare per demagoghi, arretrati o poco rispettosi della dignità altrui.
Questa discussione un vantaggio lo sta portando: risulta chiaro chi rappresenta gli interessi dei lavoratori, dei tanti giovani anche degli attuali e futuri pensionati e chi delle aziende ma in modo miope. L’assente? I partiti. A parte il coraggio di qualche Assessora schierata per il SI ai referendum, la politica locale sembra cercare equilibri impossibili.
Segretario Generale CGIL – Ferrara –
Cristiano Zagatti