Il Sindaco di Ferrara ha certamente ben compreso l’importanza della comunicazione, ma dovrebbe comprendere anche il significato e le conseguenze dei termini che “usa” nel narrare la sua verità.
Nell’articolo a cui fa riferimento si parla di 134 richieste di permesso rigettate per perdita dei requisiti, per motivi quali “la scadenza senza rinnovo del permesso, la perdita del lavoro o dei mezzi di sussistenza, o il mancato riconoscimento della protezione internazionale”. 12 invece le revoche, di queste la maggior parte legate a pericolosità connesse a reati che devono essere perseguiti, al di là del colore della pelle o della cittadinanza.
A differenza del sindaco noi non siamo felici di sapere che più di 100 persone hanno perso il permesso perché hanno perso il lavoro, o perché il lavoro è talmente precario e saltuario che non
hanno abbastanza reddito per vedersi riconosciuto un permesso. O ancora perché non sono ritenute vittime di persecuzione, per quanto possano provenire da Paesi martoriati da conflitti e povertà e vogliano ricostruirsi una vita.
Più di 100 persone che da un giorno all’altro diventano invisibili per il nostro Stato. Se non hai un permesso non puoi più avere un contratto di affitto, non puoi avere un contratto di lavoro. Puoi solo decidere di sopravvivere facendoti sfruttare in nero.
Ci indigna l’abitudine pericolosa e continua a generalizzare ed associare termini e situazioni (clandestini, violenti, spacciatori…), senza mai assumersi la responsabilità di affrontare il tema
dell’immigrazione, delle ragioni che fanno delle persone degli irregolari (a partire dalla legge Bossi-Fini).
Ci si dimentica troppo spesso che molti sono costretti nella clandestinità, obbligati a lavorare in nero, sfruttati e privati della dignità da parte di “imprenditori” italiani.
Ci si dimentica troppo spesso che gli spacciatori vendono la droga ai nostri figli perché i nostri figli la comprano, alimentando la domanda, ma senza chiederci perché ne hanno bisogno.
Ci si dimentica troppo spesso che molte donne vengono pestate, violentate e umiliate da compagni, ex-partner e padri italiani.
Ma si sa è più facile enfatizzare, come avviene anche oggi, il violentatore straniero e pure nero che contrastare realmente e seriamente la sistemica violenza e disuguaglianza di genere.
Ancora una volta si sceglie la strada delle parole violente, discriminatorie e mistificatrici, di parlare alla pancia delle persone e non ci si impegna a creare cultura della legalità, del rispetto, della solidarietà. Meglio investire risorse in cancellate che terranno fuori dai giardini le persone, ma non estirperanno lo spaccio, che sostenere progetti educativi nelle scuole e per le famiglie.
Ci indigna fortemente e riteniamo inaccettabile che un rappresentante delle Istituzioni usi l’espressione “tumore da sradicare” riferendosi a persone.
Il vero tumore da sradicare è la demagogia con cui vengono affrontati questi temi e che nutre il razzismo.
I Segretari generali di Cgil Cisl Uil Ferrara
Cristiano Zagatti Bruna Barberis Massimo Zanirato