Il disegno di legge Pillon, che prevede l’addio all’assegno di mantenimento, dato nella maggioranza dei casi alle mamme, con cui il padre passa ogni mese una cifra stabilita per i figli, non deve passare perché è un chiaro e pericoloso tentativo di riformare il diritto di famiglia a sfavore delle donne e dei figli e perché aumenta le disparità tra uomini e donne. Nel nuovo assetto previsto dalla proposta di legge, i genitori dovranno provvedere ognuno a metà delle spese, i figli avranno due case e domicili e, a meno di accordi diversi presi dai genitori, ogni bambino passerà lo stesso tempo con i genitori, non inferiore ai 12 giorni al mese. Riteniamo che in un Paese come il nostro, medaglia d’oro in Europa per disuguaglianze, certificate anche dal rapporto Global Gender Gap 2017 del World Economic Forum, che assegna all’Italia l’82esima posizione su 144 per gender gap, di certo non c’è bisogno di questo ddl che non farebbe altro che aumentare le distanze fra uomini e donne, per la sempre più marcata differenza in termini di retribuzioni e occupazione. In Italia lavora una donna su due, e da una recente ricerca di Bankitalia, scopriamo che le donne hanno in media il 25% di ricchezza in meno e nelle coppie il divario è del 50%. Questo disegno di legge ignora completamente la realtà, finge di trovarsi in una società emancipata dove regna la parità dei sessi e non tiene conto del fatto che siamo anche un Paese dove, più che in altri, il lavoro domestico e la cura sono affidati prevalentemente alle donne. La nostra realtà è molto lontana dal concetto di bigenitorialità, di cui è astrattamente intriso il ddl in questione, che privilegia le fasce benestanti fatte di genitori entrambi ricchi, con belle case e con uguale tempo da dedicare ai figli. Il disegno di legge Pillon, ignora inoltre il tema importantissimo della violenza maschile, così estesa e radicalizzata in Italia, nel prevedere, al primo punto, la mediazione familiare obbligatoria, vietata però per legge nei casi di violenza. Se questa legge passasse, le donne sopravvissute alle violenze saranno costrette a percorsi di mediazione dai quali subiranno danni ulteriori, senza contare che è proprio la violenza maschile a determinare molte richieste di separazioni e a creare forti tensioni nell’affidamento dei figli.
Francesca Battista
Segreteria confederale Cgil Ferrara