Sicurezza e integrazione sono due termini ricorrenti nel dibattito pubblico, termini a cui si attribuiscono però significati e contenuti a volte molto diversi.
Cosa rende sicura una comunità? Sicuramente il fatto che i cittadini che la compongano siano messi nelle condizioni di soddisfare i propri bisogni fondamentali, permettendo loro di farlo nel rispetto delle leggi.
Non di meno gli obiettivi dell’ultimo provvedimento di emersione del lavoro irregolare sarebbero quelli di “contribuire a stabilizzare e a rendere visibili e trasparenti rapporti di lavoro già in essere prima del dilagare della pandemia, in settori come quello agricolo e domestico, nei quali tradizionalmente le persone sono più a rischio di sfruttamento e di privazione di ogni diritto”.
Per un cittadino straniero le vicissitudini legate al proprio permesso di soggiorno non sono semplici questioni burocratiche, ma incidono sulla effettiva possibilità di godere dei propri diritti.
L’aumento significativo dei tempi di trattazione delle pratiche di rinnovo o rilascio a cui si è assistito nel tempo infatti si traduce nella continua messa in discussione di diritti anche fondamentali (diffidenza dei datori di lavoro nell’assunzione, difficoltà di accesso ai servizi sanitari ecc.): non è raro, a causa di ritardi ormai insostenibili, vedersi consegnato un permesso già scaduto, in una situazione di continua precarietà esistenziale.
La criticità più evidente riguarda i richiedenti asilo: in questo caso in fase di rinnovo la Questura non rilascia nemmeno una ricevuta (sebbene previsto), con la conseguenza che i ritardi nei rinnovi determinano gravi pregiudizi, a partire dall’impossibilità di lavorare, pur in presenza di offerte di lavoro (presenti in particolare nel settore agricolo).
Da un anno ormai denunciamo inutilmente questa situazione alla Questura, nel tentativo di ottenere soluzioni, ma che non trovano soddisfazione nel voler modificare la situazione in essere. Come se fosse normale ed accettabile che la conseguenza sia l’impossibilità di un lavoro, in regola e dignitoso, e conseguentemente di un reddito, con buona pace della retorica istituzionale sull’importanza dell’integrazione.
La carenza di organico dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Ferrara, continuamente lamentata a fronte delle nostre segnalazioni è condivisa: è tempo però di dare la giusta priorità a questo importante lavoro, che incide fortemente sulla vita delle persone e di tutta la comunità, potenziando l’Ufficio per mettere fine a criticità ormai insostenibili. La sicurezza non si garantisce prioritariamente con la repressione, per quanto faccia forse più clamore.
Rivendichiamo con determinazione un più proficuo sistema di relazioni, anche alla luce della Convenzione in essere fra il Ministero dell’Interno e i nostri patronati e associazioni che svolgono pratiche per i rinnovi e rilasci di permesso.
La sanatoria in corso è un caso purtroppo emblematico: alle difficoltà derivanti da una normativa complessa si aggiungono provvedimenti di integrazione/modifiche di difficile interpretazione, oltre a dinieghi in cui non viene esplicitata la motivazione ed istanze di riesame presentate dal patronato che rimangono senza risposta.
Anche nei confronti della Prefettura siamo in attesa di risposta ad una richiesta di incontro per confrontarsi su aspetti della sanatoria in corso, così come negli ultimi due anni sono state ripetute le richieste unitarie al Prefetto di convocare il Consiglio Territoriale dell’Immigrazione.
Se vogliamo dare sostanza e contenuto alle parole non possiamo prescindere da reciprocità, trasparenza e collaborazione nelle relazioni fra Istituzioni e corpi intermedi.
p. CGIL CISL UIL FERRARA
Francesca Battista Bruna Barberis Massimo Zanirato
Ferrara, 16 ottobre 2020