Demagoghi e illusi? Contro la semplificazione?
E’ assai probabile che il punto di vista del direttore di ASCOM dipenda dalla sua buona condizione reddituale – buon per lui – o, anche, dall’apparente esercizio del ruolo di rappresentanza di interessi, a nostro parere comunque miope. Probabilmente ciò non gli consente, se in buona fede, di comprendere la condizione reale della maggioranza delle persone (anche di questa provincia) ma la condizione di benessere o dal ruolo di rappresentanza non dovrebbero scalfire l’onestà intellettuale.
L’ analisi coglie almeno un passaggio quasi perfettamente: “il mondo del lavoro è cambiato” . Se avesse dichiarato “il mondo del lavoro è cambiato in peggio” sarebbe stata perfetta.
Ma stiamo al merito, alla stagione turistica del 2017 come ci ricorda. Per comprendere cosa accadrà è sempre bene osservare cosa è successo realmente durante le stagioni estive 2015 e 2016, nel nostro territorio, con l’utilizzo dei voucher: come primo effetto diretto, i lavoratori hanno iniziato ad impoverirsi lavorando meno giornate da contratto e vedendo calare drasticamente il loro reddito. Il secondo effetto è stato il calo del reddito da disoccupazione. Si comprende che il tema del reddito da disoccupazione è argomento esclusivo dei meno abbienti (ormai definiti “nuovi poveri” da tutti i media) e che non attiene al ruolo di rappresentanza di ASCOM, ma è certamente materia al centro dell’attenzione della CGIL.
Un esempio per far tornare al 2017 e sul pianeta Terra il direttore: i lavoratori impiegati nella campagna estiva con contratti a tempo determinato nel 2015 potevano lavorare mediamente 6 mesi con un reddito derivante dalla contrattazione nazionale e la possibilità di accedere alle prestazioni a sostegno del reddito dell’INPS (disoccupazione, maternità, malattia, assegni familiari ecc.). Cosa è successo agli stessi lavoratori nell’estate del 2016? Si registra una diminuzione drastica dei contratti a tempo determinato. Ciò fa presumere che il lavoro a voucher li abbia sostituiti. Risultato? Meno reddito per quei lavoratori e riduzione dell’indennità di disoccupazione. Questo però solo per i “privilegiati”, per i nuovi addetti del settore invece le sole proposte lavorative sono state a voucher così da perdere qualsiasi diritto all’indennità di disoccupazione .
Il lavoro retribuito con i voucher produce una contribuzione in gestione separata ai fini pensionistici, ma non si maturano gli altri istituti contrattuali come ad esempio: ferie, 13° e 14° mensilità, permessi , maggiorazioni per lavoro festivo, notturno, lo straordinario, il TFR, etc. e, si ripete, nemmeno il diritto all’indennità di disoccupazione. La vera sorpresa, per i molti lavoratori a voucher del settore, sarà il prossimo anno quando, esaurita la “vecchia” contribuzione emergerà che non vi è più il diritto alla NASPI. Ma è chiaro che nemmeno queste criticità sembrano preoccupare ASCOM né tantomeno Confesercenti che, per voce del suo presidente, sembra confondere la semplificazione con la deregolamentazione. Quest’ultimo, anzi, parrebbe dubitare che vi sia stato un irregolare utilizzo dei voucher e sostiene che basterebbe identificare e contrastare il fenomeno. Crediamo che un veloce confronto con gli ispettori delle Direzioni Territoriali del Lavoro gli chiarirebbe l’inconsistenza del suo pensiero e delle sue dichiarazioni.
Curiosamente, in passato, nessuna di queste due organizzazioni ha preso posizione contro l’utilizzo scorretto dei voucher. Disinteressati o distratti? Ci sarebbe piaciuto averli al nostro fianco anche per dialogare sulla proposta che la CGIL ha avanzato per rispondere alle esigenze produttive nel rispetto della dignità delle persone…la porta è sempre aperta a patto che si dimostri, appunto, onestà intellettuale. E’ inaccettabile evocare il fantasma del possibile incremento del lavoro nero (“ora la scelta che ha l’azienda è rischiare con personale non inquadrato o rinunciare ad un lavoro”) a causa di un vuoto normativo certamente non imputabile al sindacato. Il lavoro nero è prodotto da imprenditori disonesti che truffano lo Stato sfruttando le persone. Sono decine le forme contrattuali che possono essere utilizzate per dare una risposta di flessibilità richieste dai picchi stagionali; ma il direttore di ASCOM ci chiarisce che “costano il 40% in più” così anticipando una scelta di campo netta che non riguarda la flessibilità: meglio scaricare quei costi sui lavoratori. Senza contare, sempre se ci consente, che l’affermazione sul “personale non inquadrato” corrisponde all’ammissione di un fenomeno illegale che ricade anche sui cittadini tutti. Ecco la CGIL nel 2017 non ci sta.
Abbiamo una proposta di legge che oggi è in discussione in Parlamento “La carta dei diritti universali del lavoro”, se ce ne sono altre sarebbe senz’altro utile confrontarsi e voltare pagina. Impoverire le persone crea danno anche al tessuto imprenditoriale e, alla lunga, provocherà conflitti sociali che questa organizzazione vuole cercare di prevenire attraverso una politica di equa distribuzione del reddito.
Segretario generale CGIL – Ferrara
Cristiano Zagatti
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Articolo sul Resto del carlino lunedì 20 marzo