Volutamente non abbiamo mai commentato sul merito le sentenze dei tribunali relative al caso Carife, nemmeno quella di aprile scorso della Corte d’Appello di Bologna che ha confermato la sentenza di primo grado sull’aumento di capitale di Carife. Nel ribadire, come fatto in altre occasioni, che le scelte che hanno inciso maggiormente sul dissesto di Carife non sono attribuibili al periodo successivo al 2009, osserviamo che l’attesa delle sentenze dei Tribunali è sempre vista come salvifica e catartica, e, puntualmente, i risultati sono profondamente deludenti.
Non lo diciamo perché ci piaccia vedere le persone condannate. Lo diciamo perché non ci piace vedere che, sulla base delle sentenze finora emesse, le possibilità di risarcimento per i danneggiati sono modeste. Del resto, se il Tribunale delle Imprese di Bologna già aveva escluso il nesso di causalità tra la gestione Murolo e il dissesto finanziario della banca, non resta molto da dire.
Non commenteremo nemmeno la decisione di questi giorni della Fondazione Estense che valuta un’azione risarcitoria dopo la nota sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 2 marzo 2021 sul caso Tercas. Auguriamo buona fortuna alla Fondazione Estense, che sicuramente ha pagato anch’essa un prezzo elevato.
L’unico commento che non possiamo non fare è che ci troviamo per l’ennesima volta nella classica situazione nella quale ci sono talmente tanti colpevoli (dentro e fuori la banca, tra i quali la vigilanza e la politica) che, alla fine, non c’è nessun colpevole, e intanto il tempo passato ha mandato in prescrizione alcune delle ipotesi di reato. La macchina della giustizia non può riportare indietro le lancette del tempo, ma spesso arriva fuori tempo massimo. Migliaia di pagine di verbali, ricostruzioni, testimonianze e dati contabili producono un risultato terribilmente inadeguato alla mole di energie e costi che è stata mossa, e ai prezzi pagati dai cittadini. Ci permettiamo un inciso: l’obiettivo fondamentale dei progetti e delle riforme nell’ambito del settore giustizia, ribadite anche nel PNRR, è la riduzione del tempo del giudizio. Tutti gli interventi in materia di giustizia convergono al comune scopo di riportare il processo italiano a un modello di efficienza e competitività. Questa efficienza del settore giustizia è ormai una condizione indispensabile per lo sviluppo economico e per un corretto funzionamento del mercato. Una giustizia rapida e di qualità stimola la concorrenza, accresce la disponibilità e riduce il costo del credito; incentiva gli investimenti e promuove la scelta di soluzioni organizzative più efficienti.
Rimane aperto un versante giudiziario (quello del cosiddetto Carife-bis), dal quale, visti i precedenti, non è lecito attendersi nulla di esemplare. Ma continueremo a chiedere verità e giustizia, per i lavoratori, per i risparmiatori e per un intero territorio che è stato duramente colpito dal crack Carife e per far sì che questo dramma non si ripeta mai più. E per ricordare che per la ricerca della verità non c’è mai prescrizione.
CRISTIANO ZAGATTI CGIL FERRARA
SAMUEL PAGANINI E NICOLA CAVALLINI FISAC CGIL FERRARA