Apprendiamo dalla stampa locale e nazionale che relativamente alla crisi di Banca Tercas, l’Italia aveva ragione. Evgeni Tanchev, l’avvocato generale della Corte di Giustizia Europea, incaricato di analizzare il caso della banca abruzzese, è arrivato alla conclusione che i giudici del Tribunale dell’Unione Europea nel 2019 hanno correttamente ritenuto che l’intervento del governo italiano nel 2014 a sostegno di Banca Tercas NON era un aiuto di Stato.
Quindi l’impugnazione della Commissione Europea contro la sentenza del Tribunale deve essere respinta. Le conclusioni dell’avvocato generale non sono ovviamente vincolanti per la Corte, ma raramente i giudici europei le contraddicono.
La sentenza oggetto del ricorso ha affermato che lo “schema Tercas” era legittimo… e quindi lo era anche lo “schema Carife”, fondato sullo stesso presupposto: l’innesto di capitale privato del Fondo Interbancario. Come a Ferrara tutti sanno, quei soldi, deliberati dall’assemblea degli azionisti Carife su proposta dei commissari di Bankitalia, non arrivarono mai.
Arrivò invece la mannaia del governo a trazione renziana: la risoluzione della banca, migliaia di risparmiatori azzerati dalla sera alla mattina, un tessuto economico, già duramente provato dal terremoto, distrutto con una disinvoltura che, unita all’inanità dei politici locali, in Parlamento, fa tuttora accapponare la pelle.
Le conseguenze nefaste di questa decisione si faranno sentire ancora per molti anni. Non sono solo le persone fisiche e le famiglie, finalmente destinatarie di una prima, parziale e faticosa forma di ristoro, ad avere sofferto. Molti dipendenti (tra questi tante donne) hanno dovuto uscire dal mondo del lavoro per garantire l’appetibilità di una Carife depurata di costi sgraditi. Il tessuto economico, sostenuto in maniera decisiva dall’infrastruttura del credito di Carife, ha subito un colpo fatale. Ferrara, che già in passato faticava ad avere credito, è ormai agli ultimi posti regionali per il tasso di accettazione delle pratiche di fido presentate. Il sacrificio di tutti i c.d. stakeholders (azionisti, clienti, dipendenti) è stato enorme. Per non parlare di quante filiali sono state chiuse negli ultimi anni, anzi nelle ultime settimane, in certi casi abbandonando frazioni, paesi o intere zone della provincia ferrarese.
In tutto questo, i principali responsabili del disastro gestionale, e come CGIL lo abbiamo più volte rimarcato, sono usciti incredibilmente puliti dalle vicende giudiziarie.
I politici protagonisti del misfatto continuano a dare la colpa alla malvagia Europa. Peccato che, nel caso di Carife, nessuno sia in grado di mostrare alcun documento che attesti il divieto o la contrarietà europea. Beffa nella beffa: se si volesse fare un ricorso alla Corte di Giustizia su Carife, non si saprebbe cosa impugnare. Nulla di dimostrabile, tranne la subalternità del governo di allora. Eppure c’è qualcuno che continua a definire la risoluzione come “il male minore”.
La nostra provincia ha ancora una volta pagato un prezzo troppo elevato. Riteniamo che, come in molte altre circostanze, i “renziani”, i nazionalisti o i sovranisti di ogni latitudine, non siano in grado di aiutare il nostro territorio, ma che una rinnovata Europa, talvolta anche nelle sue contraddizioni, si dimostri l’unico soggetto politico ed economico in grado di dare risposte importanti e di sistema.
CRISTIANO ZAGATTI CGIL FERRARA
NICOLA CAVALLINI E SAMUEL PAGANINI FISAC CGIL