Bene il riordino della rete dell’emergenza adesso avanti con il confronto sullo sviluppo della rete territoriale su logica distrettuale.
E’ necessario però spiegare alle persone il cambiamento.
Giudizio positivo sull’inserimento dei CAU e il riordino della rete dell’emergenza, che come da noi auspicato, non prevede la chiusura di nessuno dei quattro pronti soccorsi del territorio, quello di Cona, quello del Delta, quello di Argenta e quello di Cento, presidi che noi riteniamo indispensabili in relazione alle diverse vocazioni che essi hanno nella logica della rete.
Presidi oggetto di una riorganizzazione che ha previsto interventi organizzativi, tra cui l’inserimento dei percorsi rapidi a gestione infermieristica e architettonici con l’apertura in nuove sedi e gli adeguamenti sismici che auspichiamo creino quei necessari miglioramenti che meritano le persone che vivono nel nostro territorio.
Ai quattro pronti soccorso si affiancheranno per rendere più coerente l’offerta sanitaria rispetto alle necessità di cure sulle urgenze differibili a bassa complessità i cosiddetti CAU, centri di assistenza in urgenza, di cui oggi ce ne sono aperti tre, sette giorni su sette, nella cittadella della salute di C.so Giovecca dalle ore 8.00 alle 20.00, a Comacchio dalle ore 8.00 alle 24 e a Copparo dalle ore 8.00 alle 20.
Tutti ad accesso libero in base alle necessità delle persone.
In futuro è prevista l’apertura di altri CAU, a Cento e a Codigoro.
Durante l’incontro abbiamo sottolineato la necessità di dare alle persone gli strumenti per comprenderne l’utilizzo in maniera tale che si possa evitare che due persone a fronte dello stesso problema su due percorsi differenti possano trovare risposte differenti, sui tempi di permanenza in struttura, come oggi potrebbe accadere se, ad esempio, una persona con un’urgenza di bassa complessità decidesse di andare a Cona, dove rischia di sostare una giornata prima di essere rimandato a casa, piuttosto che al CAU dove per lo stesso problema oggi si trova risposta in un’ora.
Adesso avanti con il confronto sullo sviluppo della medicina di iniziativa, l’infermiere di comunità, le centrali operative territoriali, gli ospedali di comunità e l’assistenza domiciliare che riteniamo e lo sottolineiamo con forza, devono essere garantiti in tutti e tre i distretti sanitari del territorio per rendere universale l’accesso ai servizi e di conseguenza il diritto alla salute.