Il consigliere comunale Alcide Mosso, nella sua lettera pubblicata su Estense.com invita la CGIL ad affrontare la sfida demografica e la denatalità combattendo “la cultura di morte”, che il consigliere associa ad aborto e eutanasia.
Rigettiamo con forza e sdegno questa associazione, oltre all’assurdo accostamento fra legge sull’aborto e invecchiamento della popolazione.
La libertà e il diritto all’autodeterminazione delle donne non va messo in discussione, e per questo la CGIL difende e rivendica la piena applicazione della L. 194/78; per questo non solo non favorisce, ma è proprio contraria alla presenza dei movimenti antiabortisti nei consultori e negli ospedali.
Tutelare la maternità, o meglio ancora la genitorialità, significa modificare un sistema sociale ed economico che non mette nelle condizioni le persone, in primis i giovani, di fare delle scelte che guardano al futuro.
La Cgil lo fa combattendo un modello discriminante per il quale nel 2022 le donne durante i colloqui di lavoro si sentono ancora chiedere se intendono fare figli, e la maternità è ancora un ostacolo all’occupazione, come ci dicono in maniera inequivocabile i dati.
Lo fa lottando con forza contro la precarietà e discontinuità del lavoro, contro salari troppo bassi, per cui oggi si è poveri anche lavorando, contro la piaga del part time obbligato, che riguarda soprattutto l’occupazione femminile.
Lo fa rivendicando politiche sociali che potenzino il welfare pubblico, a maggior ragione in un momento come questo in cui al contrario si programma la riduzione delle risorse per la sanità – a favore delle armi – e le politiche di investimento delle risorse del PNRR per il sociale rischiano di tradursi nella privatizzazione dei servizi in assenza di stanziamenti per il personale, con buona pace delle priorità evidenziate dalla pandemia.
Lo fa contrastando alla radice le disuguaglianze di genere nel lavoro, e quindi chiedendo politiche che non guardino più ad una conciliazione al femminile ma promuovano la condivisione delle responsabilità di cura fra uomini e donne. Per questo siamo per il congedo di paternità obbligatorio e per misure che incentivino il ricorso a permessi e congedi da parte dei padri, e ricorriamo anche alla contrattazione per contrastare una cultura patriarcale che ha determinato e determina lo sfruttamento di metà della popolazione. Lo facciamo anche rivendicando la valorizzazione e il riconoscimento del lavoro di cura.
E ancora, chiedendo che vengano rese strutturali le attività di educazione all’affettività ed alla sessualità nei percorsi scolastici, per una formazione incentrata sul rispetto di sé e dell’altr@, superando gli stereotipi. Così che ci sia sempre meno spazio per posizioni oscurantiste e dannose come quelle espresse dal consigliere della Lega.
Francesca Battista
Segreteria CGIL Ferrara