Leggiamo con interesse il dibattito apertosi sulla opportunità di avere “bolle” ermeticamente chiuse nelle scuole della fascia 0/6 anni. La scuola, l’istruzione, sono un diritto che va garantito e per farlo esiste la scuola in presenza. Questo è il luogo in cui si costruiscono le relazioni sociali, base fondamentale per il futuro delle ragazze, dei ragazzi, delle bambine e dei bambini, del paese. Ed affinché tutto questo si realizzi serve sicurezza, non chiusura.
Come organizzazioni sindacali affermiamo da sempre e con forza che il rispetto dei protocolli per la sicurezza nei luoghi di lavoro è il punto cruciale per poter garantire il diritto al lavoro ed il diritto all’istruzione.
E’ necessario che le misure previste nei protocolli vengano applicate. Per farlo serve personale dedicato alla verifica. Serve che queste misure siano da un lato adeguate alle singole realtà e dall’altro integrate se necessario. La sicurezza passa per forza attraverso un investimento economico ed umano. Perché i servizi funzionino serve personale a cui vengano garantiti tutti gli elementi necessari a farli lavorare in sicurezza: riconoscimento dei tempi di vestizione, adeguata formazione per la sicurezza, spazi adeguati per l’attività lavorativa, DPI. Questo serve per evitare le chiusure temporanee delle scuole. L’organizzazione dei plessi e delle singole scuole deve rispondere a queste procedure.
Viceversa, l’idea di “chiudere” ermeticamente le “sezioni-bolla” avrebbe come unico effetto la perdita di occupazione, di posti di lavoro e di reddito. Seguendo il filo di questo ragionamento, infatti, si potrebbe verificare l’ipotesi che alcune figure come gli educatori di sostegno, per rimanere all’interno della singola bolla, si vedano dimezzato il contratto individuale di lavoro. Lo stesso ragionamento potrebbe essere valido per il personale ausiliario e per chi lavora nelle cucine. Le insegnanti a scavalco fra due scuole o quelle che sostituiscono il personale assente rischierebbe di essere nelle condizioni di dover rinunciare ad uno dei due posti di lavoro. Il tutto graverebbe su una popolazione lavorativa prettamente femminile, già colpita dalla crisi.
Sia nelle scuole statali, sia nelle scuole comunali che in quelle a gestione indiretta fin da subito ci siamo preoccupati di attivare i tavoli istituzionali per dare gambe alla sicurezza nei luoghi dell’istruzione.
La pandemia legata al covid-19 ha mostrato in tutta la sua verità quanto sia necessaria l’inclusione nello stesso sistema di regole di tutti i lavoratori e le lavoratrici: docenti, personale ATA, tecnici di laboratorio, educatori ed educatrici, ausiliari e ausiliarie della ristorazione, del pulimento, amministrativi. Tutti loro garantiscono il sistema sicurezza: professionalità tutte fondamentali pur con mansioni diverse nelle nostre scuole.
Deve essere garantito lo stesso livello di protezione dal virus affinché la scuola possa continuare ad essere luogo di crescita relazionale. La dove non sono rispettate le norme queste lavoratrici e questi lavoratori potrebbero essere veicoli e vittime del contagio. Ancora oggi ribadiamo che vanno profusi tutti gli sforzi, e ci rendiamo disponibili a trovare le migliori modalità affinché i protocolli possano essere implementati nell’organizzazione del lavoro e la scuola possa essere, per tutti, in presenza e in sicurezza.
Nella gestione del momento pandemico in cui ci troviamo, diventa fondamentale agire e altrettanto necessario denunciare le situazioni non conformi affinché il diritto allo istruzione sia garantito non a discapito del diritto al lavoro.
FLC CGIL – Hania Cattani
FILCAMS CGIL – Marialisa Cavallini
FP CGIL – Luca Greco