Nella crisi economica e sociale che ha fatto seguito alla diffusione del Covid 19 sono emerse in modo eclatante gli squilibri e le fragilità del mondo del lavoro: sono le fasce più deboli della popolazione e i lavoratori in generale a pagare immediatamente le conseguenza della crisi, essendo in larga misura privi della sufficiente tutela sociale.
Gli interventi economici e sociali adottati dal Governo centrale e regionale hanno mitigato i danni maggiori patiti ma non bastano, alla luce di quel che sta accadendo, a proteggere le tantissime persone travolte dalla recessione.
Anche nel pieno dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni non abbiamo mai fatto mancare la nostra presenza ed attività di tutela, attraverso la contrattazione e la tutela individuale: abbiamo firmato poco più di 3000 accordi per l’attivazione degli ammortizzatori sociali, che hanno riguardato 22.000 lavoratori e lavoratrici della nostra provincia. Tantissime le persone, spesso spaesate e isolate nella fase emergenziale, che dalla fine del lockdown si sono rivolte al Patronato: 6800 le persone che hanno contattato le operatrici e gli operatori INCA, oltre 8500 le pratiche effettuate. Un’attività quotidiana di ascolto e presa in carico che ha dovuto sperimentare repentine e complesse modifiche organizzative e nuove modalità a distanza, in un momento in cui gli Enti hanno significativamente ridotto il rapporto con l’utenza, e che ha dato risposta e tutela anche ai contagiati di COVID nell’espletamento delle pratiche di infortunio. Soltanto nel mese di aprile, il nostro Patronato INCA ha lavorato poco meno di 4000 domande di bonus a favore di altrettanti lavoratori agricoli, stagionali del turismo ed altri, oltre che di congedi.
Tutti siamo oggi più vulnerabili ma certamente in misura maggiore lo sono i moltissimi lavoratori precari ( gli irregolari, i saltuari, i somministrati, i titolari di contratti atipici) che sono circa un terzo del mercato del lavoro ferrarese. Per queste categorie non esiste tuttora un sistema normativo protettivo universalizzante. Di conseguenza gli interventi messi in campo dagli ultimi decreti, pur necessari, sono frammentati, economicamente poco remunerativi, e oltremodo difficili da esigere dalle persone che premono per ottenerli.
Stiamo guardando con forte preoccupazione all’esplosione della richiesta di tutela che investe quotidianamente le nostre sedi, rivolte a Patronato, Caaf e categorie sindacali: telefoni presi di assalto (si superano le 5000 telefonate al giorno), tanto da determinare frequenti disservizi tecnici, e un numero straordinario di richieste di appuntamento, in particolare relative a Isee, bonus e Reddito di Emergenza che ha termini stringenti, stanno mettendo a dura prova la tenuta del sistema e la garanzia del riconoscimento dei diritti .
Sono numeri che rendono evidente l’esistenza di un problema sociale importante, che richiede di ripensare con urgenza ad un modello di protezione sociale ormai inadeguato che rischia di implodere; il tema di questa transizione sarà non solo contenere la povertà, ma superare le diseguaglianze.
La Camera del Lavoro è impegnata in uno sforzo straordinario su lavoro, salute e tutela sociale per dare risposte a chi si rivolge alle nostre sedi, e proprio per questo vede l’evidenza della necessità di un cambio di passo: i bisogni e le necessità di assistenza richiedono risorse e investimenti non più rinviabili.
E’ necessario un cambio di passo: i bisogni e le necessità di assistenza richiedono risorse e investimenti non più rinviabili
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