Illustrissimo Prefetto,
immaginiamo che il lavoro volto ad attuare ogni utile misura per contenere il contagio da COVID-19 nella popolazione provinciale che sta svolgendo l’Unità di Crisi provinciale da Lei coordinata sia pressante ed encomiabile.
La nostra corrispondenza in merito all’epidemia da coronavirus ha inizio il 22 febbraio e da allora le decretazioni con carattere d’urgenza, le ordinanze nazionali, regionali e comunali non si contano e non sempre si ha riscontro della loro piena e complessiva applicazione, e nemmeno delle reali ricadute nei luoghi di lavoro.
Da oggi riteniamo di scriverLe non più in forma riservata ma pubblicamente perché in questo preciso momento abbiamo tutti bisogno di aiuto, di ri-conoscere e far conoscere le azioni che si stanno mettendo in campo, ognuno per le diverse responsabilità, così da accrescere un necessario e diffuso livello di consapevolezza . Questa è la via che proveremo a tracciare nella ricerca della più ampia, utile e collaborativa condivisione.
Signor Prefetto le scriviamo per manifestarLe la volontà di impiegare ogni risorsa delle nostre Organizzazioni per favorire il rispetto delle giuste misure adottate a tutela della salute dei cittadini anche quando diventano lavoratori. Siamo ben consapevoli che tali misure arrivano a limitare le libertà personali ma in ragione di un più alto e nobile obiettivo, quello della difesa della salute collettiva.
Concetto che appare molto chiaro anche nell’ultima ordinanza firmata dal Ministro della Salute e dal Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali: vietare l’accesso ai parchi, ai giardini pubblici, non consentire l’attività ludica o ricreativa all’aperto fino a vietare lo spostamento dei cittadini verso abitazioni diverse dalla propria ben rappresentano la limitazione delle libertà personali e di conseguenza la drammaticità e pericolosità del contagio.
Restrizione della libertà che trova comunque ampia condivisione tra i cittadini che dimostrano grande senso civico e responsabilità nel rispettarle. Restrizione della libertà che sembra magicamente “allargarsi” per molti, forse troppi lavoratori. Non ci riferiamo ai sanitari impiegati in prima linea diventati come da tradizione italiana gli “eroi” del momento, o a quelli occupati nei servizi essenziali (bancari, postelegrafonici, addetti all’igiene ambientale e alle reti infrastrutturali), alle lavoratrici e ai lavoratori addetti alla vendita dei generi di prima necessità, tutti troppo spesso ignorati nonostante la durissime condizioni a cui sono sottoposti, ma ci riferiamo ai tanti che a nostro avviso circolano perché costretti a raggiungere il proprio luogo di lavoro e vivono questa condizione non come una libertà ma come l’obbligo a produrre profitti a scapito della salute individuale e collettiva.
Non possiamo assistere a continue decretazioni d’urgenza che costringono tutti a rimanere il più possibile in casa e leggere nel DPCM del 22 marzo u.s. che “sono sospese tutte le attività produttive industriali e commerciali”, per poi trovare che alle eccezioni previste nell’allegato 1 possono essere ricondotte attività per nulla utili ad affrontare la priorità del Paese.
Egregio Prefetto la legge le consegna grandi responsabilità e riteniamo altrettante opportunità:
a Lei i datori di lavoro devono comunicare “le attività che sono funzionali ad assicurare la continuità delle filiere delle attività individuate nell’allegato 1”, come le “attività degli impianti a ciclo produttivo continuo”. Non dubitiamo che non esiterà nel procedere alla sospensione delle attività qualora ne dovesse ravvedere la necessità ma sentiamo il dovere, la responsabilità di una più concreta collaborazione. A tal proposito è suo preciso dovere informare delle comunicazioni ricevute e dei provvedimenti emessi il Presidente della Regione e i Ministeri individuati e non le è vietato informare anche le Organizzazioni Sindacali. Ciò ci permetterebbe di rendere realmente costruttiva e utile la nostra corrispondenza così da agevolare lo svolgimento del suo complesso e prezioso ruolo per meglio significare a livello territoriale ciò che è realmente lavoro indispensabile differenziandolo da tutto quello che può e deve essere sospeso.
Riteniamo che per interesse superiore tutte le attività produttive devono trovare, anche per Sua espressa volontà, una reale ed estesa riduzione, non certo riscontrabile nella nostra provincia nella giornata di lunedì e da concertare in un responsabile confronto tra tutte le parti in causa nell’esercizio delle diverse prerogative.
Facciamo appello alle Associazioni Datoriali affinché si riconoscano nei principi della responsabilità sociale, della solidarietà verso i più deboli e sofferenti , della tutela della salute delle persone, a partire dalle lavoratrici e dai lavoratori; beni e relazioni davvero primari senza i quali il lavoro, l’economia e l’imprenditorialità non possono ripartire e trasformarsi in progresso.
Le Segreterie provinciali di CGIL CISL UIL